Fonte di Luce
New member
- Joined
- Aug 9, 2024
- Messages
- 78
Names of Zeus: Hammon
Baal Hammon era la divinità principale del pantheon di Cartagine, considerato come Signore supremo e Protettore della comunità. Era un Dio del tempo atmosferico e della vegetazione, e si pensava che rendesse fertile la terra e che “regnasse come re degli Dèi” secondo la credenza cartaginese. Gli osservatori classici identificarono Baal Hammon con Crono (e successivamente con il Saturno romano) a causa del suo simbolismo, supremazia e del suo carattere paterno, ma parte di questo si basava su un malinteso dovuto alla solennità della sua immagine. Nella vita religiosa quotidiana, Baal Hammon veniva onorato attraverso un intenso insieme di rituali, preghiere, dediche e festività.
DIO SUPREMO
Cartagine era una città e un impero-associazione del Nord Africa, ma i suoi fondatori erano fenici provenienti dalle coste moderne della Siria, della Palestina e del Libano. Gli antenati dei cartaginesi provenivano dalla città di Tiro. Pertanto, i cartaginesi avevano, al centro del loro culto, Dèi fenici, come Baal Hammon. Sanconiatone, uno scrittore fenicio, affermava che i Greci erano gli antenati dei fenici.
Era sempre governata da due leader chiamati giudici o suffeti, che legavano il loro potere governativo all’approvazione di Hammon. Questo sembra essere collegato al simbolismo cosmologico e dualistico di Zeus. I Greci, nonostante non apprezzassero altre cose, acclamavano Cartagine come avente la forma di governo più degna.
Era ampiamente venerato nella Sicilia occidentale e nella parte meridionale della penisola iberica, gli avamposti dell’impero. Il nome stesso della città di Carmona, in Spagna, deriva da Kar-Hammon, che significa “Città di Hammon”. Vi sono inoltre prove della devozione punica a Baal Hammon su rive lontane. Formule standard di lode a egli dedicate compaiono in iscrizioni rinvenute a Malta, Cipro e persino ad Atene e Rodi, lasciate da viaggiatori o coloni fenici. Baal Hammon era venerato in tutto il Mediterraneo occidentale come il Dio supremo di Cartagine.
PROTETTORE DELLA FAMIGLIA
A Cartagine, era venerato come una divinità patriarcale che vegliava sul benessere sia dello Stato che della famiglia. L’archeologo Serge Lancel descrive Baal Hammon come la “divinità paterna, protettore del governo ma anche garante della discendenza e della durata delle famiglie.” In questo ruolo, incarnava la stabilità e la continuità della società cartaginese. Era inoltre associato al ciclo della vita e della morte. Tradizioni puniche successive suggeriscono che potrebbe aver avuto la funzione di psicopompo, guidando le anime nell’aldilà, sebbene le prove di questo ruolo escatologico siano limitate.
Agli occhi dei Cartaginesi, Baal Hammon rimaneva una divinità unicamente punica. Era un padre severo ma benefico, che faceva cadere la pioggia e faceva sì che i frutteti producessero frutto.
Con la distruzione totale di Cartagine da parte di Roma alla fine della Terza Guerra Punica, ci si aspetterebbe la fine del culto. Tuttavia, la continuità dell’immagine di Baal Hammon sotto il dominio romano è dimostrata da raffigurazioni del Giove e del Saturno punici su mosaici e rilievi. Egli è spesso rappresentato con due cornucopie (corni dell’abbondanza) o una falce, fondendo l’aspetto legato alla fertilità di Baal Hammon con le corna di Zeus Hammon e il simbolismo del raccolto di Saturno.
Nel culto privato, i Cartaginesi potrebbero aver utilizzato piccoli santuari o idoli domestici. Una famiglia poteva tenere a casa una statuetta o una placca dipinta di Baal Hammon, accendendo lucerne o bruciando incenso davanti ad essa in notti speciali. La diaspora punica nella penisola iberica e in Sicilia a volte creava placche raffiguranti una divinità maschile che riceve offerte, probabilmente a riflesso della devozione domestica verso Baal Hammon.
Anche secoli dopo la caduta di Cartagine, i contadini nordafricani sotto il dominio romano continuarono a venerare Baal nelle pratiche popolari. Agostino si lamentava del fatto che i contadini recentemente convertiti offrivano ancora dolci e banchetti a Saturno secondo la antica tradizione, indicando la resilienza del culto di Baal Hammon in forma sincretica.
SALAMMBÔ
Il centro del culto di Baal Hammon si trovava a Cartagine stessa, dove esisteva un’area recintata sacra all’aperto, in seguito nota come il Tophet di Salammbô. Secondo le evidenze archeologiche, quest’area era originariamente dedicata solo a Baal Hammon e solo a partire dal 6° secolo a.e.v. divenne congiuntamente dedicata a “Baal Hammon e Tanit”, con l’ascesa del culto di Tanit.
Il santuario era essenzialmente un boschetto sacro o un cortile a cielo aperto, pieno di altari e di stele di pietra erette dai fedeli. Qui si trovava l’altare dell’incenso (o “braciere”) di Baal Hammon, che rifletteva uno dei suoi epiteti, “signore degli altari dell’incenso”. È possibile che sul sito esistesse un piccolo tempio o una cappella, ma il culto si svolgeva in gran parte all’aperto. Nel corso dei secoli, migliaia di dediche sono state fatte in quest’area recintata, creando un campo affollato di stele che segnano le preghiere e le offerte al Dio.
La festività principale di Baal si svolgeva a giugno, ed era un evento più solenne rispetto al rovesciamento dei ruoli durante le Kronia in estate o le Saturnalia a dicembre.
ACCUSE DI SACRIFICIO
Hammon era associato a macabri sacrifici di bambini secondo una dozzina di fonti, che riportano di storie della nobiltà cartaginese che sacrificava i propri figli a una statua di bronzo di Hammon, la quale apriva la bocca, spingendo neonati o bambini in una grande fornace.
Circa 20.000 urne contenenti resti di bambini sono state trovate a Cartagine. Gli studiosi osservano che le iscrizioni vicino alle urne indicano che “una benedizione o un dono” è stato offerto alla Divinità, il che orienta chiaramente verso questa interpretazione. Eppure, nonostante i titoli dei giornali provenienti da squadre di studiosi non forensi, le prove archeologiche trovate nei cosiddetti Tophet, quando esaminate da patologi forensi, risultano frammentarie e contraddittorie.
La maggior parte delle ossa rinvenute nelle urne sono di infanti di circa un mese di vita, in contrasto con le affermazioni delle fonti classiche che parlano di sacrifici di bambini più grandi e che si offrivano volontariamente. Tutte le ossa mostrano segni di bruciatura in modo identico a una pira funeraria all’aperto e con un calore relativamente basso. Un altro problema è che non esiste un metodo per datare il periodo a cui risalgono le ossa stesse. Sono presenti anche ossa di adulti, sebbene in quantità molto ridotte.
Crediamo che, se questa pratica abominevole esistesse davvero, fosse un’antica usanza della crudele Età del Bronzo, probabilmente legata a contatti con il nemico, ma che i Fenici avevano superato già al tempo delle Guerre Puniche.
Nonostante le “affermazioni” della Bibbia riguardo a Baal Zebul, Baal Hadad e “Moloch”, non è mai stata trovata alcuna prova di sacrifici in Fenicia, né nel cuore stesso della civiltà punica (l’odierno Levante), il che rende l’uso del termine “Tophet” altamente discutibile in riferimento a Cartagine. Non esistono siti tuttora esistenti di alcun tipo che possano essere collegati a sacrifici, né sono mai stati rinvenuti reperti di urne simili a quelle di Cartagine in quantità tali da suggerire una pratica diffusa.
Lo scrittore romano Quinto Curzio fa riferimento a questo quando dice che, al tempo del pericoloso assedio di Tiro da parte di Alessandro Magno (una città punica della Fenicia, duecento anni prima della distruzione di Cartagine), i Tirii furono spinti a ricreare la pratica di sacrificare un ragazzo a Baal Hammon, “compiuta molti, molti secoli prima”, che, a quel punto, gli anziani spirituali di Tiro ritenevano già da tempo essere un’abominazione agli occhi degli Dèi e si rifiutarono di ricrearla.
DJEBEL BOUKORNINE
La sacra montagna di Hammon era una montagna a doppia cima situata a 27 km dai confini della Cartagine classica, oggi chiamata Djebel Boukornine (“Colui dai Due Corni”). Si credeva che il nome facesse riferimento al suo titolo di Baal Qarnaim, Baal dei Due Corni. Questo nome è dovuto ai due punti più alti, con altitudini di 576 e 493 metri, che costituiscono la sua vetta.
Si dice che qui crescano in abbondanza pini d’Aleppo e cedri.
SILMBOLISMO DI HAMMON
Sopra c’è una stele punica in calcare proveniente da Cirta, in Numidia, dedicata a Baal Hammon e Tanit. L’incisione superiore mostra una mezzaluna e un disco solare che rappresentano un occhio aperto, emblema di Baal Hammon, incisi nel timpano. Sotto c’è il simbolo di Tanit: un triangolo o un corpo con corna di mucca. Un’altra interpretazione di questo simbolo lo vede come braccia distese e una testa circolare con un alone. È affiancato da una mano destra sollevata e da un caduceo.
La parte superiore della stele in calcare rappresenta una vetta o una montagna, simbolo di coscienza avanzata.
La mano simboleggia la presenza dell’avanzamento, e il caduceo simboleggia l’unione dell’anima. L’iscrizione sulla stele registra il voto di un uomo chiamato Hanno a Tanit e Baal Hammon. L’iconografia riflette il modo altamente simbolico, spesso aniconico, con cui i Cartaginesi esprimevano la loro devozione.
La raffigurazione della mano alzata, visibile su molte stele (spesso come un palmo con le dita distese), si ritiene rappresenti sia la mano della Divinità in atto di benedizione, sia il gesto del devoto in preghiera. Alcune iscrizioni avvertono anche che Baal Hammon o Tanit puniranno i ladri. Un simbolo della mano su quelle stele potrebbe essere un segno della “mano” punitiva della Divinità che si protende. Inoltre, potrebbe esserci una sincronicità nella complessa simbologia della mano tra Hammon e Sabazios. Ancora oggi, i popoli del Nord Africa, del Mediterraneo e gli arabi continuano a usare il simbolismo del malocchio.
Il caduceo (il bastone con serpenti intrecciati) compare anch’esso, forse come simbolo generale del potere divino o come segno distintivo della classe sacerdotale. L’arte fenicia utilizzava il caduceo anche come simbolo di guarigione o benedizione, quindi la sua presenza con Baal Hammon potrebbe suggerire la capacità del Dio di allontanare il male e la malattia. Sulle stele sono inoltre incise rosette, stelle e fiori di loto.
Questi potrebbero essere decorativi, ma probabilmente portano anche un significato: la rosetta come simbolo solare o stellare per l’eternità, il loto come simbolo di rinascita o del cosmo. In alcuni contesti votivi, appaiono serpenti e leoni in rilievo (i serpenti forse come guardiani dei luoghi sacri; i leoni come simboli di Tanit). In particolare, non si trova una rappresentazione figurativa di Baal Hammon stesso (ad esempio, un’immagine scolpita a figura intera) sulle tipiche stele votive; invece, la sua presenza è indicata dai segni descritti. Questo è in linea con la preferenza fenicia di usare simboli e lasciare che sia l’immaginazione ad evocare la Divinità.
La rappresentazione antropomorfica di Baal Hammon è anch’essa fortemente documentata, come questo bruciatore di incenso. Queste rappresentazioni, con gli attributi barbuti di Zeus e le corna d’ariete, lo identificano direttamente con Zeus Ammonas.
ZEUS AMMONAS
Esiste un legame di lunga data tra Baal Hammon e l’Oracolo di Siwa, discusso nell’articolo su Amon. L’agitatore ebreo Filone di Alessandria chiama Baal Hammon semplicemente “Amon”, senza fare alcun tentativo di distinzione.
I Libici, in particolare, associavano entrambe le “forme” di questa Divinità. Animali come gli arieti venivano considerati animali sacri del Dio, infatti, l’ariete era uno dei suoi simboli. Durante i pasti, i sacerdoti bruciavano porzioni di carne e grasso, mentre il resto poteva essere condiviso in un pasto sacro tra sacerdoti e offerenti. Tali banchetti rafforzavano i legami comunitari: i partecipanti credevano di stare mangiando sotto lo sguardo di Baal.
BIBLIOGRAFIA
Corpus Inscriptionum Semiticarum, Commission du Corpus Inscriptionum Semiticarum
On Superstition, Plutarch
Sulla superstizione, Plutarco
Carthage, Serge Lancel
The Throne of ʿAshtart Inscription, James D. R. Zuckermann
Thesaurus of Phoenician Inscriptions, Nahoum Sloucscz
CREDITI:
GT Karnonnos
Baal Hammon era la divinità principale del pantheon di Cartagine, considerato come Signore supremo e Protettore della comunità. Era un Dio del tempo atmosferico e della vegetazione, e si pensava che rendesse fertile la terra e che “regnasse come re degli Dèi” secondo la credenza cartaginese. Gli osservatori classici identificarono Baal Hammon con Crono (e successivamente con il Saturno romano) a causa del suo simbolismo, supremazia e del suo carattere paterno, ma parte di questo si basava su un malinteso dovuto alla solennità della sua immagine. Nella vita religiosa quotidiana, Baal Hammon veniva onorato attraverso un intenso insieme di rituali, preghiere, dediche e festività.
DIO SUPREMO
Cartagine era una città e un impero-associazione del Nord Africa, ma i suoi fondatori erano fenici provenienti dalle coste moderne della Siria, della Palestina e del Libano. Gli antenati dei cartaginesi provenivano dalla città di Tiro. Pertanto, i cartaginesi avevano, al centro del loro culto, Dèi fenici, come Baal Hammon. Sanconiatone, uno scrittore fenicio, affermava che i Greci erano gli antenati dei fenici.
Era sempre governata da due leader chiamati giudici o suffeti, che legavano il loro potere governativo all’approvazione di Hammon. Questo sembra essere collegato al simbolismo cosmologico e dualistico di Zeus. I Greci, nonostante non apprezzassero altre cose, acclamavano Cartagine come avente la forma di governo più degna.
Era ampiamente venerato nella Sicilia occidentale e nella parte meridionale della penisola iberica, gli avamposti dell’impero. Il nome stesso della città di Carmona, in Spagna, deriva da Kar-Hammon, che significa “Città di Hammon”. Vi sono inoltre prove della devozione punica a Baal Hammon su rive lontane. Formule standard di lode a egli dedicate compaiono in iscrizioni rinvenute a Malta, Cipro e persino ad Atene e Rodi, lasciate da viaggiatori o coloni fenici. Baal Hammon era venerato in tutto il Mediterraneo occidentale come il Dio supremo di Cartagine.
PROTETTORE DELLA FAMIGLIA
A Cartagine, era venerato come una divinità patriarcale che vegliava sul benessere sia dello Stato che della famiglia. L’archeologo Serge Lancel descrive Baal Hammon come la “divinità paterna, protettore del governo ma anche garante della discendenza e della durata delle famiglie.” In questo ruolo, incarnava la stabilità e la continuità della società cartaginese. Era inoltre associato al ciclo della vita e della morte. Tradizioni puniche successive suggeriscono che potrebbe aver avuto la funzione di psicopompo, guidando le anime nell’aldilà, sebbene le prove di questo ruolo escatologico siano limitate.
Agli occhi dei Cartaginesi, Baal Hammon rimaneva una divinità unicamente punica. Era un padre severo ma benefico, che faceva cadere la pioggia e faceva sì che i frutteti producessero frutto.
Con la distruzione totale di Cartagine da parte di Roma alla fine della Terza Guerra Punica, ci si aspetterebbe la fine del culto. Tuttavia, la continuità dell’immagine di Baal Hammon sotto il dominio romano è dimostrata da raffigurazioni del Giove e del Saturno punici su mosaici e rilievi. Egli è spesso rappresentato con due cornucopie (corni dell’abbondanza) o una falce, fondendo l’aspetto legato alla fertilità di Baal Hammon con le corna di Zeus Hammon e il simbolismo del raccolto di Saturno.
Nel culto privato, i Cartaginesi potrebbero aver utilizzato piccoli santuari o idoli domestici. Una famiglia poteva tenere a casa una statuetta o una placca dipinta di Baal Hammon, accendendo lucerne o bruciando incenso davanti ad essa in notti speciali. La diaspora punica nella penisola iberica e in Sicilia a volte creava placche raffiguranti una divinità maschile che riceve offerte, probabilmente a riflesso della devozione domestica verso Baal Hammon.
Anche secoli dopo la caduta di Cartagine, i contadini nordafricani sotto il dominio romano continuarono a venerare Baal nelle pratiche popolari. Agostino si lamentava del fatto che i contadini recentemente convertiti offrivano ancora dolci e banchetti a Saturno secondo la antica tradizione, indicando la resilienza del culto di Baal Hammon in forma sincretica.
SALAMMBÔ
Il centro del culto di Baal Hammon si trovava a Cartagine stessa, dove esisteva un’area recintata sacra all’aperto, in seguito nota come il Tophet di Salammbô. Secondo le evidenze archeologiche, quest’area era originariamente dedicata solo a Baal Hammon e solo a partire dal 6° secolo a.e.v. divenne congiuntamente dedicata a “Baal Hammon e Tanit”, con l’ascesa del culto di Tanit.
Il santuario era essenzialmente un boschetto sacro o un cortile a cielo aperto, pieno di altari e di stele di pietra erette dai fedeli. Qui si trovava l’altare dell’incenso (o “braciere”) di Baal Hammon, che rifletteva uno dei suoi epiteti, “signore degli altari dell’incenso”. È possibile che sul sito esistesse un piccolo tempio o una cappella, ma il culto si svolgeva in gran parte all’aperto. Nel corso dei secoli, migliaia di dediche sono state fatte in quest’area recintata, creando un campo affollato di stele che segnano le preghiere e le offerte al Dio.
La festività principale di Baal si svolgeva a giugno, ed era un evento più solenne rispetto al rovesciamento dei ruoli durante le Kronia in estate o le Saturnalia a dicembre.
ACCUSE DI SACRIFICIO
Hammon era associato a macabri sacrifici di bambini secondo una dozzina di fonti, che riportano di storie della nobiltà cartaginese che sacrificava i propri figli a una statua di bronzo di Hammon, la quale apriva la bocca, spingendo neonati o bambini in una grande fornace.
Circa 20.000 urne contenenti resti di bambini sono state trovate a Cartagine. Gli studiosi osservano che le iscrizioni vicino alle urne indicano che “una benedizione o un dono” è stato offerto alla Divinità, il che orienta chiaramente verso questa interpretazione. Eppure, nonostante i titoli dei giornali provenienti da squadre di studiosi non forensi, le prove archeologiche trovate nei cosiddetti Tophet, quando esaminate da patologi forensi, risultano frammentarie e contraddittorie.
La maggior parte delle ossa rinvenute nelle urne sono di infanti di circa un mese di vita, in contrasto con le affermazioni delle fonti classiche che parlano di sacrifici di bambini più grandi e che si offrivano volontariamente. Tutte le ossa mostrano segni di bruciatura in modo identico a una pira funeraria all’aperto e con un calore relativamente basso. Un altro problema è che non esiste un metodo per datare il periodo a cui risalgono le ossa stesse. Sono presenti anche ossa di adulti, sebbene in quantità molto ridotte.
Crediamo che, se questa pratica abominevole esistesse davvero, fosse un’antica usanza della crudele Età del Bronzo, probabilmente legata a contatti con il nemico, ma che i Fenici avevano superato già al tempo delle Guerre Puniche.
Nonostante le “affermazioni” della Bibbia riguardo a Baal Zebul, Baal Hadad e “Moloch”, non è mai stata trovata alcuna prova di sacrifici in Fenicia, né nel cuore stesso della civiltà punica (l’odierno Levante), il che rende l’uso del termine “Tophet” altamente discutibile in riferimento a Cartagine. Non esistono siti tuttora esistenti di alcun tipo che possano essere collegati a sacrifici, né sono mai stati rinvenuti reperti di urne simili a quelle di Cartagine in quantità tali da suggerire una pratica diffusa.
Lo scrittore romano Quinto Curzio fa riferimento a questo quando dice che, al tempo del pericoloso assedio di Tiro da parte di Alessandro Magno (una città punica della Fenicia, duecento anni prima della distruzione di Cartagine), i Tirii furono spinti a ricreare la pratica di sacrificare un ragazzo a Baal Hammon, “compiuta molti, molti secoli prima”, che, a quel punto, gli anziani spirituali di Tiro ritenevano già da tempo essere un’abominazione agli occhi degli Dèi e si rifiutarono di ricrearla.
DJEBEL BOUKORNINE
La sacra montagna di Hammon era una montagna a doppia cima situata a 27 km dai confini della Cartagine classica, oggi chiamata Djebel Boukornine (“Colui dai Due Corni”). Si credeva che il nome facesse riferimento al suo titolo di Baal Qarnaim, Baal dei Due Corni. Questo nome è dovuto ai due punti più alti, con altitudini di 576 e 493 metri, che costituiscono la sua vetta.
Si dice che qui crescano in abbondanza pini d’Aleppo e cedri.
SILMBOLISMO DI HAMMON

Sopra c’è una stele punica in calcare proveniente da Cirta, in Numidia, dedicata a Baal Hammon e Tanit. L’incisione superiore mostra una mezzaluna e un disco solare che rappresentano un occhio aperto, emblema di Baal Hammon, incisi nel timpano. Sotto c’è il simbolo di Tanit: un triangolo o un corpo con corna di mucca. Un’altra interpretazione di questo simbolo lo vede come braccia distese e una testa circolare con un alone. È affiancato da una mano destra sollevata e da un caduceo.
La parte superiore della stele in calcare rappresenta una vetta o una montagna, simbolo di coscienza avanzata.
La mano simboleggia la presenza dell’avanzamento, e il caduceo simboleggia l’unione dell’anima. L’iscrizione sulla stele registra il voto di un uomo chiamato Hanno a Tanit e Baal Hammon. L’iconografia riflette il modo altamente simbolico, spesso aniconico, con cui i Cartaginesi esprimevano la loro devozione.
La raffigurazione della mano alzata, visibile su molte stele (spesso come un palmo con le dita distese), si ritiene rappresenti sia la mano della Divinità in atto di benedizione, sia il gesto del devoto in preghiera. Alcune iscrizioni avvertono anche che Baal Hammon o Tanit puniranno i ladri. Un simbolo della mano su quelle stele potrebbe essere un segno della “mano” punitiva della Divinità che si protende. Inoltre, potrebbe esserci una sincronicità nella complessa simbologia della mano tra Hammon e Sabazios. Ancora oggi, i popoli del Nord Africa, del Mediterraneo e gli arabi continuano a usare il simbolismo del malocchio.
Il caduceo (il bastone con serpenti intrecciati) compare anch’esso, forse come simbolo generale del potere divino o come segno distintivo della classe sacerdotale. L’arte fenicia utilizzava il caduceo anche come simbolo di guarigione o benedizione, quindi la sua presenza con Baal Hammon potrebbe suggerire la capacità del Dio di allontanare il male e la malattia. Sulle stele sono inoltre incise rosette, stelle e fiori di loto.
Questi potrebbero essere decorativi, ma probabilmente portano anche un significato: la rosetta come simbolo solare o stellare per l’eternità, il loto come simbolo di rinascita o del cosmo. In alcuni contesti votivi, appaiono serpenti e leoni in rilievo (i serpenti forse come guardiani dei luoghi sacri; i leoni come simboli di Tanit). In particolare, non si trova una rappresentazione figurativa di Baal Hammon stesso (ad esempio, un’immagine scolpita a figura intera) sulle tipiche stele votive; invece, la sua presenza è indicata dai segni descritti. Questo è in linea con la preferenza fenicia di usare simboli e lasciare che sia l’immaginazione ad evocare la Divinità.

La rappresentazione antropomorfica di Baal Hammon è anch’essa fortemente documentata, come questo bruciatore di incenso. Queste rappresentazioni, con gli attributi barbuti di Zeus e le corna d’ariete, lo identificano direttamente con Zeus Ammonas.
ZEUS AMMONAS
Esiste un legame di lunga data tra Baal Hammon e l’Oracolo di Siwa, discusso nell’articolo su Amon. L’agitatore ebreo Filone di Alessandria chiama Baal Hammon semplicemente “Amon”, senza fare alcun tentativo di distinzione.
I Libici, in particolare, associavano entrambe le “forme” di questa Divinità. Animali come gli arieti venivano considerati animali sacri del Dio, infatti, l’ariete era uno dei suoi simboli. Durante i pasti, i sacerdoti bruciavano porzioni di carne e grasso, mentre il resto poteva essere condiviso in un pasto sacro tra sacerdoti e offerenti. Tali banchetti rafforzavano i legami comunitari: i partecipanti credevano di stare mangiando sotto lo sguardo di Baal.
BIBLIOGRAFIA
Corpus Inscriptionum Semiticarum, Commission du Corpus Inscriptionum Semiticarum
On Superstition, Plutarch
Sulla superstizione, Plutarco
Carthage, Serge Lancel
The Throne of ʿAshtart Inscription, James D. R. Zuckermann
Thesaurus of Phoenician Inscriptions, Nahoum Sloucscz
CREDITI:
GT Karnonnos