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[Trad] Sull'Aldilà: punizioni e Tartaro

SaqqaraNox

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About The Afterlife: Punishment & Tartarus
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Sull'Aldilà: punizioni e Tartaro

Poiché gli Dèi Originali amano l'umanità, non cercano mai di infliggere punizioni vuote o irrazionali agli esseri umani, tanto meno punizioni eccessive o “eterne”.

Ogni forma di azione disciplinare da parte degli Dèi è sempre finalizzata ad aiutare l'anima umana ad evolversi e riabilitarsi. Nella quasi totalità dei casi, gli Dèi concedono agli esseri umani pieno libero arbitrio; in altre parole, l'umanità è libera di compiere qualsiasi azione, sia essa dalla parte del "bene" o del "male".

Gli Dèi intervengono solo nei casi più estremi e quando lo fanno, è per amore e benevolenza, al fine di ripristinare l'ordine sulla Terra o tra gli individui. In questi casi, devono esserci state violazioni cosmiche gravi, e solo allora gli Dèi infliggeranno punizioni — senza contare punizioni "pesanti".

In contrasto con le religioni abramitiche, che enfatizzano fortemente la punizione eterna con il fuoco dell'Inferno, il Tempio di Zeus comprende come funzioni veramente l'Aldilà.

Nelle religioni antiche, ci si focalizzava poco sui luoghi di “tormento eterno”, e tali affermazioni o dichiarazioni venivano fatte solo a scopo informativo e riservate alle offese più gravi.

Il nostro approccio, in particolare, si concentra sulle leggi di retribuzione che scaturiscono dal libero arbitrio dell'umanità: in altre parole, l'entità di qualsiasi punizione che le persone ricevono corrisponde al male e alla negatività che esse stesse attirano su di sé attraverso le proprie azioni. Queste sono le leggi naturali della giustizia karmica. Il nostro Dio supremo o gli Dèi non esistono per perseguitare le persone che non digiunano o non osservano i rituali, né conducono gli individui verso punizioni estreme per motivi futili, come sostiene il nemico.

Seneca, ad esempio, considerava la sofferenza dei malvagi una condizione interiore dell'anima piuttosto che un tormento fisico nell'Aldilà (De Vita Beata, 19.4).

Noi non facciamo affidamento sulla paura e sulle minacce per costringere i seguaci a credere nella nostra vera Dottrina. L'umanità deve comprendere il bene e il libero arbitrio e deve essere libera di fare scelte riguardo al suo futuro, sia individualmente che come collettività.

In questo contesto, chi conosce la verità comprende che il fuoco eterno dell’Inferno e le punizioni eterne sono in contrasto con la saggezza e la comprensione dei Veri Dèi, così come con la conoscenza degli Antichi Iniziati, i veri figli e figlie degli Dèi. Di certo, ciò non è in linea con le affermazioni infondate del nemico, che — nonostante la sua storia di violenza e genocidi ricorrenti — pretendono falsamente di essere una “religione dell’amore".

Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità se si esamina il Libro dell’Apocalisse, dove la maggior parte dell’umanità viene annientata per mano degli “ebrei eletti” come atto di retribuzione, o l’Antico Testamento, in cui il cosiddetto “Dio dell’amore” ordina il massacro di intere nazioni.

Vi è anche la verità riguardante l’Aldilà e le punizioni che vi hanno luogo. L’idea della punizione — addirittura l’estinzione dell’anima — esiste per coloro che commettono gravi crimini contro gli Dèi e l’umanità, atti di male estremo che vanno ben oltre qualsiasi giustificazione morale o etica.

Tuttavia, un male così estremo rappresenta solo una piccolissima frazione dell’umanità — approssimativamente lo 0,01% — poiché pochissimi possiedono il potere o la capacità di compiere tali atti. Nella stragrande maggioranza dei casi, l’umanità subisce semplicemente le conseguenze delle proprie azioni, senza essere vittima di un odio irrazionale da parte del “Divino”, come invece affermano erroneamente il cristianesimo o l’Islam.

Questo netto contrasto mette in evidenza la falsità delle dottrine del nemico, basate sulla paura, le cui interpretazioni letterali suggeriscono che la stragrande maggioranza dell’umanità — il 99,8% — sarà condannata all’ “Inferno” e “punita per l’eternità”.

Esistono esempi di gravi offese nella mitologia Greca antica. La mitologia non va sempre interpretata alla lettera; come tutti gli iniziati sanno, essa serve da guida piuttosto che da resoconto storico rigoroso degli eventi. Tuttavia, studiando gli esempi seguenti, si può comprendere il netto contrasto tra ciò che merita realmente una punizione divina e le mere mancanze morali.

Il concetto di Aldilà nella filosofia e nella mitologia Greca è profondamente intrecciato con la giustizia, la moralità e la retribuzione divina. Tra i molti regni dell’oltretomba descritti nel pensiero greco, il Tartaro spicca come l’abisso più temibile e punitivo, dove i malvagi subiscono tormenti eterni.

I primi riferimenti al Tartaro compaiono nella Teogonia di Esiodo, dove viene descritto come una prigione oscura e abissale, situata persino al di sotto dell'Ade stesso (Teogonia 721–819). L'Ade, invece, è semplicemente il regno in cui le anime giungono prima della reincarnazione. Esso rappresenta una dimensione astrale in cui non avvengono punizioni gravi, ma che esiste esclusivamente a scopo istruttivo. Nell'Ade in realtà l’anima umana viene guidata, acquisisce consapevolezza su come procedere nella vita successiva e infine viene reincarnata.

A differenza dell'esistenza relativamente pacifica nei Prati di Asfodelo o della beatitudine dell'Elisio, il Tartaro è riservato ai peggiori colpevoli contro gli Dèi e l'Ordine Cosmico. La natura della punizione nel vero Aldilà e come queste idee siano state comunicate da filosofi Semidèi come Platone e Aristotele, insieme a Omero, Esiodo e altri iniziati, è cruciale per comprendere la giustizia divina.

Un esempio di ciò è Tántalo, che fu condannato per aver commesso l'atroce atto del sacrificio di sangue — specificamente, offrendo suo figlio come nutrimento agli Dèi. Gli Dèi si oppongono fermamente al sacrificio di sangue e non accetteranno mai tali pratiche. Il nemico, al contrario, si rende colpevole di atrocità simili, coinvolgendo persino vittime innocenti. Tántalo, per il suo crimine, fu condannato a fame e sete eterne (Odissea 11.582-592). Offese come queste fanno infuriare gli Dèi, che vietano severamente qualsiasi tipo di sacrificio di sangue — figuriamoci il sacrificio umano.

Platone, nelle sue opere, sviluppa in modo significativo il concetto di un Aldilà modellato dalla giustizia morale. Nel dialogo Gorgia, Platone enfatizza la punizione sia come retributiva, sia come correttiva, suggerendo che le anime possano essere infine purificate attraverso la sofferenza.

Le idee originali sul Tartaro furono successivamente distorte in contesti estremi e irrazionali con l'ascesa del cristianesimo e dell'Islam. Queste religioni hanno strumentalizzato la paura della sofferenza eterna, minacciando le persone con la dannazione per le offese più lievi — come negare, dubitare o addirittura parlare contro figure come Maometto o Gesù. Questa sistematica propaganda della paura è stata utilizzata per secoli per soggiogare emotivamente l'umanità. Opere come l'Eneide di Virgilio e successivamente l'Inferno di Dante hanno esagerato e sensazionalizzato queste paure, influenzate dalle dottrine oppressive della Chiesa cristiana. Queste interpretazioni non si basano sulla verità, ma piuttosto servono come strumenti carichi emotivamente, progettati per instillare una paura schiacciante nelle masse e costringerle alla sottomissione.
 

Al Jilwah: Chapter IV

"It is my desire that all my followers unite in a bond of unity, lest those who are without prevail against them." - Shaitan

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