Black_Butterfly
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Allora, iniziamo con una semplice presentazione: mi farò conoscere con un nome che a me piace tanto, Elaiha. Ho 16 anni e sono omosessuale. Dopo un tentato suicidio non riuscito sono ancora qui, in un sottile limbo tra la vita e la morte.
La mia intenzione era quella di morire per trovare la pace attraverso il sangue dei miei assassini: una parte di me desiderava vendetta e anche se non avevo nessuna certezza su ciò che sarebbe venuto dopo, ero sicuro che chi muore nel rancore e nell'odio diventi un poltergeist. Questa era la mia speranza. Certo, sembra un film, ma la disperazione porta a farti aggrappare alla più piccola speranza.
Sapevo che il suicidio è da vigliacchi ma allo stesso tempo odiavo la vita. Ed ero certo che Satana avrebbe giudicato il mio gesto. Il mio dolore non ha totalmente una spiegazione: una parte di esso proviene dagli avvenimenti che mi sono successi, dalla consapevolezza della condizione omosessuale nel mondo, l'altra invece è scatenata anche da cose insignificanti. Credo di essere una persona estremamente sensibile e fragile, non ho la forza per combattere e di oppormi alla corrente del fiume in cui sono finito.
Adesso però è come se un'altra parte di me si fosse risvegliata: lei vorrebbe morire in pace, in armonia con chi l'ha portata al punto di non ritorno, senza sete di vendetta. E soprattutto, dopo il trapasso, vorrebbe trovare Satana ad attenderla, a fargli trovare la pace. Ma ho paura di ritrovarmi a vagare per l'eternità, senza la sua mano stretta alla mia.
So che è sbagliato, andare avanti però sembra essere impossibile.
La mia intenzione era quella di morire per trovare la pace attraverso il sangue dei miei assassini: una parte di me desiderava vendetta e anche se non avevo nessuna certezza su ciò che sarebbe venuto dopo, ero sicuro che chi muore nel rancore e nell'odio diventi un poltergeist. Questa era la mia speranza. Certo, sembra un film, ma la disperazione porta a farti aggrappare alla più piccola speranza.
Sapevo che il suicidio è da vigliacchi ma allo stesso tempo odiavo la vita. Ed ero certo che Satana avrebbe giudicato il mio gesto. Il mio dolore non ha totalmente una spiegazione: una parte di esso proviene dagli avvenimenti che mi sono successi, dalla consapevolezza della condizione omosessuale nel mondo, l'altra invece è scatenata anche da cose insignificanti. Credo di essere una persona estremamente sensibile e fragile, non ho la forza per combattere e di oppormi alla corrente del fiume in cui sono finito.
Adesso però è come se un'altra parte di me si fosse risvegliata: lei vorrebbe morire in pace, in armonia con chi l'ha portata al punto di non ritorno, senza sete di vendetta. E soprattutto, dopo il trapasso, vorrebbe trovare Satana ad attenderla, a fargli trovare la pace. Ma ho paura di ritrovarmi a vagare per l'eternità, senza la sua mano stretta alla mia.
So che è sbagliato, andare avanti però sembra essere impossibile.