Satanic Path
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Il mio bambino.
Il mio povero bambino.
Riesco a pensare solo a lui, mentre sfondano la porta.
Mentre vengono a prendermi.
Mi porto una mano al ventre, e ripeto il suo nome, il suo sacro nome, che io e Paul gli abbiamo dato in onore di Paimon.
Oh, il Principe è stato felice di questo.
Nel nostro piccolo, quando il lavoro non ci separava, quando Paul era a casa con me, onoravamo sempre I principi delle nostre anime.
Così lo chiamo, gli dico che loro non potranno mai dividerci.
- Pai, presto andrà tutto bene. Tuo padre potrà finalmente vederti. E so che lui è contento. Ti amo bambina mia Ti amo.-
Calde lacrime si riversano sulle mie guance, facendomi il solletico.
Non vedo più.
Solo lacrime e nebbia.
Ho paura.
Io non capisco.
Dovrei?
Cosa vogliono gli Ebrei da noi? Perché vogliono togliermi il mio bambino?
Non gli è bastato prendersi mio marito?
Loro non si fermeranno.
Lo so.
Hanno ucciso mio marito, e ora stanno cercando me.
La moglie del politico che ha mostrato al mondo la loro vera faccia, quando tutti si sono arresi al loro folle governo.
Morirò.
Lo so.
Morirò e andrò da Paul, e potrò amarlo per il resto dell' eternità.
Eppure non lo accetto.
La vita pulsa nelle mie vene, e mi dice di restare, di lottare per la creatura dentro di me, per me stessa, per un' esistenza piena e eterna che sta per essermi sottratta.
Ma non posso scegliere.
Il nemico ti toglie ogni scelta, ogni speranza.
Così ignoro le urla del mio cuore e decido di muovermi.
Non ho molto tempo.
Un colpo esplode in aria e un pezzo della porta si disintegra, disseminando il pavimento di scheggie.
Io urlo, urlo e mi porto una mano alla bocca per fermarmi.
Non devo avere paura.
Non posso dargli questa soddisfazione.
Corro verso lo specchio, sopra al lavandino, e inizio a rovistare nel mobile nascosto dietro di esso finché non mi taglio la punta di un dito.
Loro non mi avranno.
Non mi toccheranno, non faranno del male al mio bambino.
Io non sarò la puttana di nessuno.
Perché sarà quella la mia fine.
Sarò una costosissima puttana, un pezzo di carne che quando sarà troppo vecchio e non più succulento verrà gettato in una fossa.
Non avrei mai pensato che la disperazione e la desolazione nella mia anima avrebbero potuto darmi il coraggio di fare ciò che sto per fare.
Ma io mi amo.
E amo la vita.
E amo la mia bambina, e Paul.
Non sarò la costosa puttana di nessun nasone.
Osservo il taglio sulla mia mano, poi il rasoio che Paul usava per farsi la barba nell'altra.
Cazzo quanto odiavo la sua dannata barba.
Quando ci baciavamo era come se mi stesse strofinando della carta vetrata in faccia.
Ma ora darei qualsiasi cosa per rivedere la sua barba, di sentirla sulle mie guance per un altro bacio.
Non riesco a smettere di tremare.
Devo finirla.
Io sono forte.
Sono forte e loro sono delle fecce.
Così le chiamava mio marito quando, nei nostri primi anni insieme, lui mi aveva fatto avvicinare alla Verità.
Ricordo ancora il mio rifiuto, la mia paura verso qualcosa che avevo sempre saputo, ma che faticavo ad accettare.
- Lascialo, Wil. È un nazista, non è un uomo.-
Mi aveva detto mia madre.
Eppure, dopo dieci lunghi anni, lo amo ancora, anche se lui adesso non è più qui, anche se ora lui è altrove.
Anche le mie amiche avevano paura di Paul.
Ma ne ho trovate di nuove nella congrega.
Loro sono buone, gentili.
Mi chiedo dove sia adesso la mia Rose.
Quanto mi mancano i suoi schifosi tè, o le sue avventure di una notte.
Ripenso alla sua bambina, Suzie, e a quella volta che, quando io e Rose eravamo distrutte per la morte di mio marito, lei aveva incollato tutte le posate al soffitto.
Abbiamo riso, e non l'abbiamo mai sgridata.
Le abbiamo detto che con noi non doveva nascondere il suo potere.
Adoro quella bambina.
Non so perché, nonostante il poco tempo che mi rimane, prego per lei.
La morte mi fa uno strano effetto, lo ammetto.
Probabilmente Rose saprà quello che sta per succedere.
Gli Dei, del resto, parlano molto a chi li ascolta.
È una delle prime cose che ho imparato.
- Wil...Wilma...Wil...-
Mi fermo un momento prima di incidere il mio polso con la lama.
Una goccia di sangue sgorga dalla mia pelle, piccola e scura, lì dove ho appoggiato il rasoio.
- Amore...Wil, vieni.-
È la voce di mio marito.
Paul.
È nella mia testa.
Mi sta chiamando.
Sento le lacrime bruciarmi negli occhi.
È da mesi che non sento più la sua voce.
È da mesi che parliamo con una planchette e un foglio con le lettere dell' alfabeto e nove fottuti numeri.
- Donna, stiamo entrando, è meglio che preghi i tuoi fottuti dei.-
Urla un uomo.
Ma quasi non lo sento.
C'è Paul nella mia testa, e non è solo.
Posso sentire anche un Dio con lui.
La sua energia brucia nell'aria della stanza, come elettricità o il fuoco di un sole.
Paul continua a chiamarmi, la sua voce sembra ora provenire dallo specchio.
Così mi avvicino.
All'inizio vedo solo il mio riflesso, poi un ombra che sembra materializzarsi dal nulla.
Una lacrima mi riga la guancia quando lo vedo.
Mio marito è davanti ai miei occhi.
Indossa una lunga tunica nera, il cappuccio nasconde la sua faccia, sul suo braccio una bellissima svastica rossa, un perfetto Sole Nero.
Nonostante il suo volto sia nell' ombra, so che è lui.
E i suoi occhi, i suoi occhi brillano di luce calda, come quando durante I Balli I Demoni entravano nei nostri corpi.
- Paul...Paul io ho paura. Mi uccideranno, e mi strapperanno il bambino.
Ho paura, Paul.-
Sto piangendo.
Le lacrime bruciano come fossero di fuoco.
Il mio uomo, quello che ho amato per dieci anni della mia vita, ora è qui, con me.
Ora sorride.
Sembra non essere preoccupato.
Sembra non temere per me e la creatura.
- Mia amata, non temere. Satana mi ha mandato qui, da te. Tu e il bambino starete bene.
Quelle fecce saranno punite, tutte loro, dispereranno mentre io li prenderò uno alla volta.
Ma tu, Wilma, non puoi ancora abbandonare la tua carne.
Non puoi distruggere il bellissimo piano che gli Dei hanno messo dentro di noi.
Il nostro Paimon, e tu, mia dolce metà, dovete trovare il Dio che è dentro di voi.
Quando sarete rinati, quando sarete immortali, solo allora potrete venire da me e abbandonare le vostre carni.-
Lascio cadere la lametta dalle mie mani.
Dentro di me trovo coraggio, speranza, fiducia.
Paul è venuto da me.
Il mio Paul.
Vuole che io viva.
La mano degli Dei, lo so, mi è vicina.
Paul tende una mano, e io sento il suo tocco sulla mia guancia.
Mi porto una mano sul viso, e fingo di poter toccare la sua.
- Ti amo, Paul.-
Lui sorride di nuovo, poi si volta verso la porta.
E la porta esplode, spaccandosi a metà e cadendo sul pavimento.
Serro i pugni e chiudo gli occhi.
- Io credo nell'eterno amore che provo per Satana, Io credo che nel suo amore nulla potrà succedermi.
Il credo in Paul. Lui, e l'Eterno Re, mi proteggeranno.-
Qualcuno mi prende per il braccio e mi trascina via dal bagno.
Le sue mani sono ruvide e callose.
Le mani di un assassino.
Mio marito aveva le mani perfettamente lisce e soffici.
Lui non aveva bisogno di usare le mani per uccidere.
A Paul bastava uno sguardo.
Ricordo quella volta dopo la messa, quando Padre Lorraine aveva osato alzarmi la gonna mentre la chiesa si svuotava.
Il mio Paul è arrivato e gli ha spezzato il braccio con gli occhi.
Quella fu la mia ultima volta in chiesa, con mio padre e mia madre.
Mio padre non ha voluto mai credermi.
Padre Lorraine per lui era un santo.
Quando ci incontravamo per strada, il prete teneva sempre lo sguardo basso e accelerava il passo.
Aveva paura del mio Paul, quel porco.
Non sono forte come lui, ma ho promesso a me stessa, proprio in questo istante, che un giorno lo renderò fiero di me.
Un giorno, sarò forte e Divina quanto lui.
Me l'ha fatto promettere prima di essere ucciso, ma io ho sempre detto di non essere abbastanza degna.
Ma adesso so di esserlo.
E mentre mi portano in salotto e mi gettano sul pavimento freddo, io sono forte nell' amore immortale che mi lega al Dio, e all'uomo con cui Lui mi ha benedetta.
Paul.
- Jeshwa, vuoi svuotarti le palle con questa troia?-
Chiede un soldato robusto e barbuto all'altro compagno, un uomo dalla fronte alta e gli occhi spenti.
L'uomo sorride e annuisce con la testa.
Il mio sguardo diventa gelido, distaccato.
Rose non starebbe zitta.
Rose si divertirebbe.
E in questo momento decido di seguire il suo esempio.
Ah, Rose, dovrai offrirmi una birra quando non sarò più incinta.
- Perché non metti quel tuo inutile cazzetto nel culo sporco del tuo Geova? O preferisci suo figlio, Gesù? So che a lui piacciono i cazzetti piccoli.-
Non mi pento di quello che ho detto.
Rose sarebbe fiera di me.
Vero, Rose?
L'uomo col cazzetto si fionda su di me e mi tira uno schiaffo, e poi un violento pugno sullo zigomo, facendomi cadere sul pavimento.
Il mio sorriso non scompare.
Mi rialzo e gli rido in faccia.
- Uccidila, subito.-
Ordina uno dei quattro soldati, la vista si è annebbiata e sono troppo stordita per capire chi, e quello con il cazzetto prende la pistola dalla fodera e me la punta in fronte.
Il metallo è freddo e mi fa rabbrividire.
Inizia così, dal niente.
Del resto, le grandi cose hanno sempre un piccolo inizio.
Sento l'aria della stanza flettersi, vibrare sulla mia pelle.
Le luci sembrano impazzire, sfarfallano fino a fulminarsi completamente.
Paul è qui.
È ovunque.
Entra dentro di me.
E io lo accolgo.
Accolgo il suo enorme potere che fa vibrare ogni molecola del mio corpo.
I soldati sono confusi.
Anche loro lo sentono.
Sentono l'ira che brucia nell'aria.
Quando le luci si spengono, ne approfitto.
Mi alzo.
Sono forte.
Negli occhi dei soldati posso vedere i miei, luminosi, come brace.
Quando la luce torna, sono tutti stupiti dalla mia velocità.
Cazzetto Piccolo, così ho deciso di chiamarlo, è il più vicino.
Sembra un bambino, spaventato e pronto a correre dalla mamma.
Scatto in avanti e lo afferro per il collo.
Lui geme di sorpresa e dolore, mentre la mia mano preme sulla sua gola.
Gli altri soldati, sorpresi, puntano le loro inutili armi contro di me.
Fanno fatica a prendere la mira, perché rischierebbero di colpire l'ebreo.
E se un burattino uccide un figlio del Nazareno, allora sono guai.
Con un movimento della mano, i loro caricatori cadono sul pavimento, e le armi sono rese inutili.
Torno a concentrarmi su Cazzetto.
Lo guardo, o meglio, lo guardiamo, io e Paul.
C'è qualcosa di alieno nel suo volto.
- E così volevi stuprare una donna incinta? Rispondi, prima che ti spezzi il collo.-
Comincio a contare.
Lui mi guarda terrorizzato.
Paul ride dentro di me.
Il mio bambino scalcia, si è svegliato.
Lui cerca di parlare, ma dalla sua bocca esce solo fiato caldo e dall'odore di fumo.
- Uno...il tuo tempo è finito. Ora torna tra le bestie.-
Fletto il polso, il suo collo si spezza come un ramo secco.
Cazzetto rimane con gli occhi spalancati, il volto sfigurato dal terrore.
Addio Cazzetto.
Ora tocca agli altri.
Un soldato si fionda sul corpo senza vita del compagno, e poi mi guarda terrorizzato.
Gli altri scappano verso la porta, ma questa si chiude e non si scompone minimamente sotto i pugni e le spallate dei soldati.
Decido di iniziare dall'amico di Cazzetto.
Sento che c'è un legame tra di noi.
Un filo che lega la preda al predatore.
Con un montante lo tiro in piedi, e prima che possa cadere a terra, il mio braccio si abbatte sul suo collo e la testa vola via come un pallone.
Finisce sul tavolo del salotto, mentre il colpo crolla ai miei piedi.
Tiro un calcio e il cadavere viene sbattuto a qualche metro da me, non dandomi più fastidio.
Mi sento viva.
Dannatamente viva.
E mi sento felice.
Perché ho visto con i miei occhi cosa è capace di fare il nemico.
Loro avrebbero ucciso una donna incinta.
Loro avrebbero toccato il mio bambino.
- Uccidili tutti. Non meritano di vivere. Avrebbero premuto il grilletto.-
Paul mi parla, e io lo ascolto.
Bisogna essere crudeli con le persone che ti getterebbero tra le fiamme.
E loro lo avrebbero fatto.
Se fossi stata più servizievole, probabilmente sarei diventata la puttana di qualche ebreo.
Un pezzo di carne da gettare una volta invecchiato.
E nessuno avrebbe alzato un dito.
Il Governo è in ginocchio, totalmente controllato dalle fecce.
- Non andate. Possiamo divertirci insieme, se volete. Anzi, perché non mi chiedete se voglio essere stuprata? O forse volete essere voi a essere scopati?-
Rido alle mie parole.
Sono spaventata da questa mia parte folle, ma allo stesso tempo la ammiro.
So che anche Paul ne è rimasto stupito.
Lui ride, e io rido con lui.
Ridiamo, perché Il Re ci insegna a ridere davanti ai nostri nemici.
Non a fuggire, non a piangere, ma a ridere e gioire della loro distruzione.
E io gioirò.
- Ti prego, non farci male. Diremo che sei morta, e tu potrai scappare. Ti supplico, io non voglio morire.-
Ascolto le parole del soldato, mentre l'altro scappa terrorizzato verso le camere da letto, ma so che non troverà nessuna via di fuga.
Mi concentro sull'uomo davanti a me.
Deve avere vent'anni.
La paura nei suoi occhi mi fa pensare alla Wilma che si era chiusa in bagno, e che disperata, aveva preso il rasoio di suo marito.
Con quel rasoio lei si sarebbe tagliata la gola.
- Ti chiami Trevor. Hai 23 anni. Tuo nonno è morto ieri, mentre tua madre viene gonfiata di botte dal suo Padrone Ebreo. Tuo padre è un alcolizzato e lavora per il partito comunista.
Non sa che sei omosessuale.
Lui non ti accettarà mai.
Lascialo andare...-
Lui non capisce come io faccia a sapere tutte queste cose.
Non lo so neanche io.
Le so e basta.
- ...hai un gatto, Jin. Ti sei ritrovato nella polizia ebraica per un debito di tuo padre.
Un uomo davvero inutile, se mi permetti.
Non sei ebreo. E poi, tu mi sembri diverso.
Non ti piace quello che fai, vero?-
- Come fai a sapere tutte queste cose? Io no...non sono mai stato felice di fare il burattino. Te lo giuro...io non sono come loro. Non farmi del male.-
Lo guardo.
Lui sembra avere paura di me.
- Faresti lo stesso se un uomo volesse stuprare e poi giustiziare la donna che ami e che porta in grembo il vostro bambino.
Anche tu sei come noi.
Tu li odi.-
La porta si apre.
- Ora vai. E ricorda che non è mai troppo tardi per salvare se stessi.-
Guardo l'uomo correre via per il corridoio.
Anche se decidesse di chiamare rinforzi, quando la polizia verrà qui io sarò già lontana.
Mi volto e fiuto l'aria.
Il puzzo e la paura di quel rettile appesta l'aria della casa.
Ora capisco quando Paul diceva di riconoscere il nemico dall'odore del suo terrore.
Paul non sbagliava mai.
- Rich, ti chiami così vero?-
Chiedo, ma non credo che lui possa sentirmi.
È troppo impegnato a piangere.
- Bene. Sei sotto il letto, ti vedo. Posso vedere tutto. Ogni cosa.-
Rido a queste parole.
È così buffo.
I suoi pensieri esplodono nella mia testa, confusi e spaventati.
Il terrore sta bruciando nel suo sangue, e io sento le sue inutili preghiere.
- Hai ancora voglia di farmi stuprare? E Rich? Ti piace far stuprare le donne dai tuoi uomini? Ti piace portarle ai tuoi padroni ebrei come trofei?
Ma io vi conosco. Vi conosco tutti. Il mio Paul aveva ragione. Siete delle fecce.
E adesso vengo a prenderti.
Così se vuoi possiamo giocare un po'...-
Cammino per il corridoio, a piccoli passi, verso la camera da letto.
- ...sai, se vuoi puoi scoparmi e poi uccidermi. In fondo, sono solo una bestia per te. Mi sbaglio?
Certo che no. Io non sbaglio mai.
Sono Wilma Dietrich, non la tua puttana da vendere al mercato.-
Arrivo ai piedi del letto.
È qui che io e Paul abbiamo creato il nostro bambino.
Dopo aver fatto l'amore, abbiamo scelto il suo nome.
Paimon.
Il nome più bello che le mie labbra abbiamo mai pronunciato.
Sento i respiri affannati del soldato.
Il suo pianto sommesso e le sue preghiere silenziose.
- Sai cos'è che non capisco, Richard? Come avreste potuto vivere la vostra vita dopo avermi stuprata e freddata con una pallottola in testa? Come avreste potuto guardarvi allo specchio dopo aver gettato me ed il mio bambino in una fossa comune?
Ma ora capisco tutto.
Voi non siete come me.
Voi non avete compassione.
Voi non siete degli uomini.
Siete gusci di carne vuoti, burattini di un dio traditore e vile.
E quel dio che tanto ami ora è finito. Lui non è qui.
Ci siamo solo noi.
Io, e Paul.
Paul è in me.
Lui mi ha salvata dalle fiamme in cui mi avreste gettata.
Buffo vero?
Eravate dei lupi, e adesso siete degli agnelli.
Piccoli e sperduti agnelli...-
Mi fiondo verso il pavimento, lo sguardo fisso sotto il letto, e lo vedo.
Pallido, occhi lucidi, labbra rosse e sottili.
Nella sua mano stringe una croce, nell'altra
una piccola bibbia rilegata in cuoio.
- ...Sai, Richard, tu saresti l'agnello, in questo caso. Se non sbaglio voi fecce vi divertite ad osannare questo animale durante i vostri incontri.
Dovresti essere contento.
Perché morirai proprio come un agnello.-
Il letto si solleva dal pavimento, come se la gravità si fosse invertita, e si schianta con violenza sul soffitto, dove resta appeso come se fosse sorretto da dei fili invisibili.
- Io sono con il signore e non ti temo...Lui mi protegge.-
Dopo queste sue parole, mentre è ancora attaccato al pavimento, il suo polso si spezza così violentemente che il "crack" rimane sospeso nell'aria per un lungo istante.
Una forza invisibile gli ha frantumato una mano.
L'arto già gonfio ruota fino a raggiungere un angolazione innaturale, e l'uomo batte con una mano sul pavimento supplicandomi di smettere.
Quando cerca di alzarsi, qualcosa che i suoi occhi non potranno mai vedere lo sbatte di nuovo a terra.
Le sue urla sono disperate, quasi disumane.
Il crocifisso cade dalla sua mano disarticolata, sul pavimento.
Io lo calpesto con il piede, poi afferro il soldato dall'ascelle e lo tiro su.
Mi godo un' altro po' le sue urla, poi decido di agire.
Probabilmente la polizia è stata già avvertita, o forse sì è insospettita quando i suoi burattini hanno smesso di fare rapporto.
Ed ecco che la radio crepita, liberando la voce di un uomo, stanca e provata da quello che potrebbe essere il suo ennesimo giorno senza sonno.
- Richard, mi senti? Perché non siete ancora tornati? Devo mandare rinforzi?-
Non ho paura.
So cosa fare.
Mi è bastato sentire la sua voce, la voce dell'uomo che ha detto all' ormai defunto Cazzetto di stuprarmi.
Il soldato cerca di afferrare la radio attaccata al suo giubbotto, ma prima che possa muovere un dito, va a schiantarsi contro il muro, urlando per la sorpresa.
Ora è di nuovo a terra, e mentre prova a tirarsi in piedi mi guarda corrugando la fronte.
La voce del supervisore continua a parlare.
- Sei fottuta, crucca del cazzo. Puoi uccidermi, ma loro ti troveranno.-
Sorrido.
- Io non credo.-
Apro la comunicazione, e quando parlo, il soldato, ora in piedi e con le lacrime agli occhi, si lascia sfuggire un gemito dalla bocca.
La mia voce non è più quella di una donna.
Dalle mie labbra ora esce la voce del soldato, come una magia.
- Capo, abbiamo preso la donna. Il soggetto è stato giustiziato con una pallottola in testa. Stiamo rientrando. Questione di dieci minuti.-
Aspetto la risposta.
L'uomo non la smette di scuotere la testa, incredulo.
- Bene, Squadra 11. Ci vediamo per il rapporto, qui al terzo piano. Ma prima liberatevi del corpo.
L'obitorio è pieno.-
- Sarà fatto. A dopo, signore.-
Lascio cadere la radio a terra, e guardo il soldato con occhi pieni di gioia.
Paul ride nella mia testa.
- Tu sei un mostro...una schifosa e abominevole bestia. Dio ti getterà nel fuoco.-
Odio quando i rettili fanno i presuntuosi.
Quando parlo, ecco che la voce di sua madre arriva alle sue orecchie tese.
- Richard Rockefeller, mi hai deluso. Per colpa tua ora sono la puttana di Gesù.
Dopo che questa "sporca nazista" ti ucciderà, verrai con me a succhiare cazzi.
Ti piace l'idea, figlio mio?-
Rich sta piangendo.
Lo capisco in fondo.
Si sente così impotente, così solo.
Il suo dio non può sentirlo.
- Tu non sei mia madre, puttana!-
- Riki vieni da mamma. Ora te le suono sul tuo culetto moscio e schifoso!-
Inizio ad avvicinarmi, lui invece inizia a tirare pugni con la mano buona per tenermi lontana.
Lui è il mio agnello.
Decido di rigirare la lama nella piaga.
- Ricky, quando questa donna ti ucciderà, quando sarai bello che morto, per te non ci sarà niente...tu smetterai di essere, per sempre, sarai niente, figlio mio.
Dai alla mamma un ultimo bacio.-
Richard cade in ginocchio, tra le lacrime e i singhiozzi riesco a vedere le crepe della sua inutile corazza.
- Ti chiedo scusa, non volevo che il mio uomo ti facesse del male. Ti prego, lasciami andare. Non dirò niente...-
Metto un indice sulle sue labbra.
Lui si zittisce.
Sta tremendo, affonda sempre di più nella vischiosa melma di un indicibile terrore.
Porto le mani sulle sue guance rosse.
Fingo di volerlo calmare.
Fingo di essere tornata la vecchia Wilma, quella che prima di conoscere Paul, era fraglie e che porgeva sempre l'altra guancia ai figli del nemico.
- Vedi, non posso lasciare che tu viva. Tu morirai di una morte atroce. Questo è il nostro volere.-
Lui sgrana gli occhi, e cerca di liberarsi il volto dalle mie mani.
Ma la mia presa rimane salda, le mie mani non si spostano di un millimetro.
- Aspetta, chi altro c'è con te? Ti prego, fermati.-
Piego la testa.
La sua stupidità è buffa.
- Mio marito. L'uomo che i tuoi capi hanno decapitato nella piazza. Quattro mesi fa, sotto il sole di mezzogiorno, davanti a una piazza di schifosi burattini.
So che lo conosci.
E lui è arrabbiato.
E anche io lo sono....-
- Io non l'ho ucciso...te lo giuro...io non sono un ebreo...io...io ho uno zio puro, si chiama Peter.-
Annuisco.
Sono sorpresa.
L'ebreo che ho davanti mentirà sino alla fine.
È tempo di finire quello che abbiamo iniziato.
- Beh, un nome davvero comune, anche carino...ma adesso devi morire.-
Rich inizia a piangere e a urlare come un bambino, mentre noi fissiamo lo sguardo nel suo e le nostre menti fanno il resto.
Sangue.
Del sangue scuro e grumoso inizia a colare dai suoi occhi, dal grosso naso e dalla bocca da rana.
Lui grugnisce e inizia a soffocare nel suo stesso sangue.
Sta letteralmente bollendo.
La sua pelle brucia, ma io non provo dolore nel contatto con essa.
E poi il fumo.
Un rantolo lungo e disperato e il fumo nero delle sue viscere e del suo sangue che bruciano, si libera dalla sua bocca.
Ora trema.
Ha le convulsioni.
I suoi occhi si rovesciano, mentre il suo corpo emette gli ultimi spasmi di vita.
Le mani strette attorno ai miei polsi cadono sui fianchi.
È morto.
Lascio la presa e il corpo crolla sul pavimento, mentre la sua carne inizia a bruciare e delle fiamme rosse e gialle nascono sulla sua pelle che diventa istante dopo istante sempre più annerita.
Sorrido.
I lupi sono morti da agnelli.
Sono stata io.
Erano venuti qui con l'intenzione di uccidermi, dopo avermi violentata.
Ma il coltello si è capovolto, e il manico ora è nelle mie mani.
Beh, lo è sempre stato.
- Devi andare. Non ci metteranno molto a mandare altre fecce.-
Paul parla nella mia testa.
La sua voce mi è mancata.
Sembra tranquillo, per nulla scosso da tutto quel sangue.
Prima che lo uccidessero, prima di lasciarmi da sola nel letto per la manifestazione, lui mi aveva detto "Ti amo, Wil."
E quel "Ti amo, Wil." è stata l'ultima volta che ho sentito la sua voce.
La sua calda, soave, dolce voce.
Non ho neanche avuto un corpo su cui piangere.
La sua salma è stata gettata in una fossa.
E a me è rimasto solo il ricordo, la sua ombra impressa sulla carta del mio sventurato cammino.
- Ti amo, Paul.-
- Lo so, Wil. Ti amo anche io, mia principessa. Ma ora corri. Rose ti aspetta nel parcheggio. Lei sa. Corri.-
Rimango un attimo immobile, ad accarezzarmi il ventre, gli occhi persi nel vuoto.
- Voglio solo lasciare un messaggio a quelle fecce. Voglio che non dimentichino.-
Senza alcuno sforzo, sistemo i corpi decapitati dei soldati in modo che siano in ginocchio davanti al mio ritratto, quello nella sala di casa
Con un po'di fretta, metto le loro mani a mo' di preghiera, le dita intrecciate fra di loro come radici secche di un albero.
Quando ho finito, corro verso la porta.
Non prenderò nulla.
Non ho tempo.
Quando arrivo alla porta, Paul mi confessa un'ultima volta il suo amore, e lascia il mio corpo.
Mi ha promesso che, un giorno, quando completerò il disegno degli Dei, io, lui e il nostro bambino saremo di nuovo uniti.
Per l'eternità.
Quando esco dall'appartamento e mi ritrovo nel vasto parcheggio, l'aria fresca sostituisce il puzzo di morte che ho addosso.
Ho bisogno di una doccia, ma per il momento non sarò trafitta da sguardi indiscreti.
Poco avanti, parcheggiata davanti a una massiccia colonna, vedo la macchina di Rose.
Rose, seduta dentro la macchina, mi vede e spalanca gli occhi.
La sua bambina sembra incuriosita dal mio completo bianca insozzato dal sangue scuro e vischioso dei soldati.
Non mi ero accorta di essere totalmente imbrattata di sangue.
Quando ci fermeremo, dovrò trovare un cambio di vestiti e farmi una lunga doccia per togliere lo schifo che ho tra i capelli.
- Li hai presi tutti?-
Chiede la mia sorella.
Sorrido alla bambina sul seggiolino dietro il mio sedile e poi mi volto verso sua madre.
- Uno era come noi. L'ho lasciato andare. Per il resto, mi sono data da fare.-
Rose si concentra sulla guida, e prima di uscire dal parcheggio, parla.
- Paimon è venuto da me. Mi ha detto di correre qui e di portare le valige.
La congrega ci aspetta in Virginia.
Siamo dovuti partire tutti...le cose si stavano mettendo male.
Sarà un lungo viaggio, ma credo che per domani mattina arriveremo nella tenuta.
Che gli Dei siano benedetti.
Sempre.-
Annuisco.
Paul mi diceva sempre che il giorno di lasciare il paese sarebbe arrivato.
- Wil hai preso i cattivi?-
Chiede la piccola.
Sua madre la riprende, ma io sorrido e mi volto verso di lei.
- Si. O avrebbero fatto del male a me al mio bambino.-
Rose scuote la testa, ridendo per la vocina della propria figlia e la sua innocenza.
È solo una bambina, ma un giornò diventerà una grande donna.
Come sua madre.
- Wil, tu credi di essere pronta? Intendo per la Grande Opera.
Anche se Paul è morto prima che potesse elevarsi, non devi avere paura che questo accada a te.
Gli Dei e noi, la tua famiglia, proteggeremo te ed il tuo bambino.
Non avrai limiti, Wil. Ne sono sicura. E Rose non sbaglia mai.-
Guardo oltre il finestrino.
La città scorre veloce in una nuvola indistinta e grigia, e presto delle gocce di pioggia bagnano il vetro.
Non mi mancherà, questo posto.
In Virginia, almeno, il governo ebraico non ha ancora molto potere.
Eppure sento che sta per accadere qualcosa di grosso.
Ma spero che le acque rimarranno calme fino alla nascita di Paimonia.
- Si, Rose. Sono pronta. Sono nata per questo. Siamo tutti nati per questo, noi figli e figlie dell' Ineffabile ed Eterno Dio.
Ho visto cosa sono in grado di fare, grazie a lui, il mio Paul, che mi ha dato l'accesso alle porte invisibili della mia mente.
Dopo quello che ho visto, quello che ho fatto e sentito, sento di essere stata benedetta.
E il giorno è vicino.
Lo so, lo so e basta. -
Il mio povero bambino.
Riesco a pensare solo a lui, mentre sfondano la porta.
Mentre vengono a prendermi.
Mi porto una mano al ventre, e ripeto il suo nome, il suo sacro nome, che io e Paul gli abbiamo dato in onore di Paimon.
Oh, il Principe è stato felice di questo.
Nel nostro piccolo, quando il lavoro non ci separava, quando Paul era a casa con me, onoravamo sempre I principi delle nostre anime.
Così lo chiamo, gli dico che loro non potranno mai dividerci.
- Pai, presto andrà tutto bene. Tuo padre potrà finalmente vederti. E so che lui è contento. Ti amo bambina mia Ti amo.-
Calde lacrime si riversano sulle mie guance, facendomi il solletico.
Non vedo più.
Solo lacrime e nebbia.
Ho paura.
Io non capisco.
Dovrei?
Cosa vogliono gli Ebrei da noi? Perché vogliono togliermi il mio bambino?
Non gli è bastato prendersi mio marito?
Loro non si fermeranno.
Lo so.
Hanno ucciso mio marito, e ora stanno cercando me.
La moglie del politico che ha mostrato al mondo la loro vera faccia, quando tutti si sono arresi al loro folle governo.
Morirò.
Lo so.
Morirò e andrò da Paul, e potrò amarlo per il resto dell' eternità.
Eppure non lo accetto.
La vita pulsa nelle mie vene, e mi dice di restare, di lottare per la creatura dentro di me, per me stessa, per un' esistenza piena e eterna che sta per essermi sottratta.
Ma non posso scegliere.
Il nemico ti toglie ogni scelta, ogni speranza.
Così ignoro le urla del mio cuore e decido di muovermi.
Non ho molto tempo.
Un colpo esplode in aria e un pezzo della porta si disintegra, disseminando il pavimento di scheggie.
Io urlo, urlo e mi porto una mano alla bocca per fermarmi.
Non devo avere paura.
Non posso dargli questa soddisfazione.
Corro verso lo specchio, sopra al lavandino, e inizio a rovistare nel mobile nascosto dietro di esso finché non mi taglio la punta di un dito.
Loro non mi avranno.
Non mi toccheranno, non faranno del male al mio bambino.
Io non sarò la puttana di nessuno.
Perché sarà quella la mia fine.
Sarò una costosissima puttana, un pezzo di carne che quando sarà troppo vecchio e non più succulento verrà gettato in una fossa.
Non avrei mai pensato che la disperazione e la desolazione nella mia anima avrebbero potuto darmi il coraggio di fare ciò che sto per fare.
Ma io mi amo.
E amo la vita.
E amo la mia bambina, e Paul.
Non sarò la costosa puttana di nessun nasone.
Osservo il taglio sulla mia mano, poi il rasoio che Paul usava per farsi la barba nell'altra.
Cazzo quanto odiavo la sua dannata barba.
Quando ci baciavamo era come se mi stesse strofinando della carta vetrata in faccia.
Ma ora darei qualsiasi cosa per rivedere la sua barba, di sentirla sulle mie guance per un altro bacio.
Non riesco a smettere di tremare.
Devo finirla.
Io sono forte.
Sono forte e loro sono delle fecce.
Così le chiamava mio marito quando, nei nostri primi anni insieme, lui mi aveva fatto avvicinare alla Verità.
Ricordo ancora il mio rifiuto, la mia paura verso qualcosa che avevo sempre saputo, ma che faticavo ad accettare.
- Lascialo, Wil. È un nazista, non è un uomo.-
Mi aveva detto mia madre.
Eppure, dopo dieci lunghi anni, lo amo ancora, anche se lui adesso non è più qui, anche se ora lui è altrove.
Anche le mie amiche avevano paura di Paul.
Ma ne ho trovate di nuove nella congrega.
Loro sono buone, gentili.
Mi chiedo dove sia adesso la mia Rose.
Quanto mi mancano i suoi schifosi tè, o le sue avventure di una notte.
Ripenso alla sua bambina, Suzie, e a quella volta che, quando io e Rose eravamo distrutte per la morte di mio marito, lei aveva incollato tutte le posate al soffitto.
Abbiamo riso, e non l'abbiamo mai sgridata.
Le abbiamo detto che con noi non doveva nascondere il suo potere.
Adoro quella bambina.
Non so perché, nonostante il poco tempo che mi rimane, prego per lei.
La morte mi fa uno strano effetto, lo ammetto.
Probabilmente Rose saprà quello che sta per succedere.
Gli Dei, del resto, parlano molto a chi li ascolta.
È una delle prime cose che ho imparato.
- Wil...Wilma...Wil...-
Mi fermo un momento prima di incidere il mio polso con la lama.
Una goccia di sangue sgorga dalla mia pelle, piccola e scura, lì dove ho appoggiato il rasoio.
- Amore...Wil, vieni.-
È la voce di mio marito.
Paul.
È nella mia testa.
Mi sta chiamando.
Sento le lacrime bruciarmi negli occhi.
È da mesi che non sento più la sua voce.
È da mesi che parliamo con una planchette e un foglio con le lettere dell' alfabeto e nove fottuti numeri.
- Donna, stiamo entrando, è meglio che preghi i tuoi fottuti dei.-
Urla un uomo.
Ma quasi non lo sento.
C'è Paul nella mia testa, e non è solo.
Posso sentire anche un Dio con lui.
La sua energia brucia nell'aria della stanza, come elettricità o il fuoco di un sole.
Paul continua a chiamarmi, la sua voce sembra ora provenire dallo specchio.
Così mi avvicino.
All'inizio vedo solo il mio riflesso, poi un ombra che sembra materializzarsi dal nulla.
Una lacrima mi riga la guancia quando lo vedo.
Mio marito è davanti ai miei occhi.
Indossa una lunga tunica nera, il cappuccio nasconde la sua faccia, sul suo braccio una bellissima svastica rossa, un perfetto Sole Nero.
Nonostante il suo volto sia nell' ombra, so che è lui.
E i suoi occhi, i suoi occhi brillano di luce calda, come quando durante I Balli I Demoni entravano nei nostri corpi.
- Paul...Paul io ho paura. Mi uccideranno, e mi strapperanno il bambino.
Ho paura, Paul.-
Sto piangendo.
Le lacrime bruciano come fossero di fuoco.
Il mio uomo, quello che ho amato per dieci anni della mia vita, ora è qui, con me.
Ora sorride.
Sembra non essere preoccupato.
Sembra non temere per me e la creatura.
- Mia amata, non temere. Satana mi ha mandato qui, da te. Tu e il bambino starete bene.
Quelle fecce saranno punite, tutte loro, dispereranno mentre io li prenderò uno alla volta.
Ma tu, Wilma, non puoi ancora abbandonare la tua carne.
Non puoi distruggere il bellissimo piano che gli Dei hanno messo dentro di noi.
Il nostro Paimon, e tu, mia dolce metà, dovete trovare il Dio che è dentro di voi.
Quando sarete rinati, quando sarete immortali, solo allora potrete venire da me e abbandonare le vostre carni.-
Lascio cadere la lametta dalle mie mani.
Dentro di me trovo coraggio, speranza, fiducia.
Paul è venuto da me.
Il mio Paul.
Vuole che io viva.
La mano degli Dei, lo so, mi è vicina.
Paul tende una mano, e io sento il suo tocco sulla mia guancia.
Mi porto una mano sul viso, e fingo di poter toccare la sua.
- Ti amo, Paul.-
Lui sorride di nuovo, poi si volta verso la porta.
E la porta esplode, spaccandosi a metà e cadendo sul pavimento.
Serro i pugni e chiudo gli occhi.
- Io credo nell'eterno amore che provo per Satana, Io credo che nel suo amore nulla potrà succedermi.
Il credo in Paul. Lui, e l'Eterno Re, mi proteggeranno.-
Qualcuno mi prende per il braccio e mi trascina via dal bagno.
Le sue mani sono ruvide e callose.
Le mani di un assassino.
Mio marito aveva le mani perfettamente lisce e soffici.
Lui non aveva bisogno di usare le mani per uccidere.
A Paul bastava uno sguardo.
Ricordo quella volta dopo la messa, quando Padre Lorraine aveva osato alzarmi la gonna mentre la chiesa si svuotava.
Il mio Paul è arrivato e gli ha spezzato il braccio con gli occhi.
Quella fu la mia ultima volta in chiesa, con mio padre e mia madre.
Mio padre non ha voluto mai credermi.
Padre Lorraine per lui era un santo.
Quando ci incontravamo per strada, il prete teneva sempre lo sguardo basso e accelerava il passo.
Aveva paura del mio Paul, quel porco.
Non sono forte come lui, ma ho promesso a me stessa, proprio in questo istante, che un giorno lo renderò fiero di me.
Un giorno, sarò forte e Divina quanto lui.
Me l'ha fatto promettere prima di essere ucciso, ma io ho sempre detto di non essere abbastanza degna.
Ma adesso so di esserlo.
E mentre mi portano in salotto e mi gettano sul pavimento freddo, io sono forte nell' amore immortale che mi lega al Dio, e all'uomo con cui Lui mi ha benedetta.
Paul.
- Jeshwa, vuoi svuotarti le palle con questa troia?-
Chiede un soldato robusto e barbuto all'altro compagno, un uomo dalla fronte alta e gli occhi spenti.
L'uomo sorride e annuisce con la testa.
Il mio sguardo diventa gelido, distaccato.
Rose non starebbe zitta.
Rose si divertirebbe.
E in questo momento decido di seguire il suo esempio.
Ah, Rose, dovrai offrirmi una birra quando non sarò più incinta.
- Perché non metti quel tuo inutile cazzetto nel culo sporco del tuo Geova? O preferisci suo figlio, Gesù? So che a lui piacciono i cazzetti piccoli.-
Non mi pento di quello che ho detto.
Rose sarebbe fiera di me.
Vero, Rose?
L'uomo col cazzetto si fionda su di me e mi tira uno schiaffo, e poi un violento pugno sullo zigomo, facendomi cadere sul pavimento.
Il mio sorriso non scompare.
Mi rialzo e gli rido in faccia.
- Uccidila, subito.-
Ordina uno dei quattro soldati, la vista si è annebbiata e sono troppo stordita per capire chi, e quello con il cazzetto prende la pistola dalla fodera e me la punta in fronte.
Il metallo è freddo e mi fa rabbrividire.
Inizia così, dal niente.
Del resto, le grandi cose hanno sempre un piccolo inizio.
Sento l'aria della stanza flettersi, vibrare sulla mia pelle.
Le luci sembrano impazzire, sfarfallano fino a fulminarsi completamente.
Paul è qui.
È ovunque.
Entra dentro di me.
E io lo accolgo.
Accolgo il suo enorme potere che fa vibrare ogni molecola del mio corpo.
I soldati sono confusi.
Anche loro lo sentono.
Sentono l'ira che brucia nell'aria.
Quando le luci si spengono, ne approfitto.
Mi alzo.
Sono forte.
Negli occhi dei soldati posso vedere i miei, luminosi, come brace.
Quando la luce torna, sono tutti stupiti dalla mia velocità.
Cazzetto Piccolo, così ho deciso di chiamarlo, è il più vicino.
Sembra un bambino, spaventato e pronto a correre dalla mamma.
Scatto in avanti e lo afferro per il collo.
Lui geme di sorpresa e dolore, mentre la mia mano preme sulla sua gola.
Gli altri soldati, sorpresi, puntano le loro inutili armi contro di me.
Fanno fatica a prendere la mira, perché rischierebbero di colpire l'ebreo.
E se un burattino uccide un figlio del Nazareno, allora sono guai.
Con un movimento della mano, i loro caricatori cadono sul pavimento, e le armi sono rese inutili.
Torno a concentrarmi su Cazzetto.
Lo guardo, o meglio, lo guardiamo, io e Paul.
C'è qualcosa di alieno nel suo volto.
- E così volevi stuprare una donna incinta? Rispondi, prima che ti spezzi il collo.-
Comincio a contare.
Lui mi guarda terrorizzato.
Paul ride dentro di me.
Il mio bambino scalcia, si è svegliato.
Lui cerca di parlare, ma dalla sua bocca esce solo fiato caldo e dall'odore di fumo.
- Uno...il tuo tempo è finito. Ora torna tra le bestie.-
Fletto il polso, il suo collo si spezza come un ramo secco.
Cazzetto rimane con gli occhi spalancati, il volto sfigurato dal terrore.
Addio Cazzetto.
Ora tocca agli altri.
Un soldato si fionda sul corpo senza vita del compagno, e poi mi guarda terrorizzato.
Gli altri scappano verso la porta, ma questa si chiude e non si scompone minimamente sotto i pugni e le spallate dei soldati.
Decido di iniziare dall'amico di Cazzetto.
Sento che c'è un legame tra di noi.
Un filo che lega la preda al predatore.
Con un montante lo tiro in piedi, e prima che possa cadere a terra, il mio braccio si abbatte sul suo collo e la testa vola via come un pallone.
Finisce sul tavolo del salotto, mentre il colpo crolla ai miei piedi.
Tiro un calcio e il cadavere viene sbattuto a qualche metro da me, non dandomi più fastidio.
Mi sento viva.
Dannatamente viva.
E mi sento felice.
Perché ho visto con i miei occhi cosa è capace di fare il nemico.
Loro avrebbero ucciso una donna incinta.
Loro avrebbero toccato il mio bambino.
- Uccidili tutti. Non meritano di vivere. Avrebbero premuto il grilletto.-
Paul mi parla, e io lo ascolto.
Bisogna essere crudeli con le persone che ti getterebbero tra le fiamme.
E loro lo avrebbero fatto.
Se fossi stata più servizievole, probabilmente sarei diventata la puttana di qualche ebreo.
Un pezzo di carne da gettare una volta invecchiato.
E nessuno avrebbe alzato un dito.
Il Governo è in ginocchio, totalmente controllato dalle fecce.
- Non andate. Possiamo divertirci insieme, se volete. Anzi, perché non mi chiedete se voglio essere stuprata? O forse volete essere voi a essere scopati?-
Rido alle mie parole.
Sono spaventata da questa mia parte folle, ma allo stesso tempo la ammiro.
So che anche Paul ne è rimasto stupito.
Lui ride, e io rido con lui.
Ridiamo, perché Il Re ci insegna a ridere davanti ai nostri nemici.
Non a fuggire, non a piangere, ma a ridere e gioire della loro distruzione.
E io gioirò.
- Ti prego, non farci male. Diremo che sei morta, e tu potrai scappare. Ti supplico, io non voglio morire.-
Ascolto le parole del soldato, mentre l'altro scappa terrorizzato verso le camere da letto, ma so che non troverà nessuna via di fuga.
Mi concentro sull'uomo davanti a me.
Deve avere vent'anni.
La paura nei suoi occhi mi fa pensare alla Wilma che si era chiusa in bagno, e che disperata, aveva preso il rasoio di suo marito.
Con quel rasoio lei si sarebbe tagliata la gola.
- Ti chiami Trevor. Hai 23 anni. Tuo nonno è morto ieri, mentre tua madre viene gonfiata di botte dal suo Padrone Ebreo. Tuo padre è un alcolizzato e lavora per il partito comunista.
Non sa che sei omosessuale.
Lui non ti accettarà mai.
Lascialo andare...-
Lui non capisce come io faccia a sapere tutte queste cose.
Non lo so neanche io.
Le so e basta.
- ...hai un gatto, Jin. Ti sei ritrovato nella polizia ebraica per un debito di tuo padre.
Un uomo davvero inutile, se mi permetti.
Non sei ebreo. E poi, tu mi sembri diverso.
Non ti piace quello che fai, vero?-
- Come fai a sapere tutte queste cose? Io no...non sono mai stato felice di fare il burattino. Te lo giuro...io non sono come loro. Non farmi del male.-
Lo guardo.
Lui sembra avere paura di me.
- Faresti lo stesso se un uomo volesse stuprare e poi giustiziare la donna che ami e che porta in grembo il vostro bambino.
Anche tu sei come noi.
Tu li odi.-
La porta si apre.
- Ora vai. E ricorda che non è mai troppo tardi per salvare se stessi.-
Guardo l'uomo correre via per il corridoio.
Anche se decidesse di chiamare rinforzi, quando la polizia verrà qui io sarò già lontana.
Mi volto e fiuto l'aria.
Il puzzo e la paura di quel rettile appesta l'aria della casa.
Ora capisco quando Paul diceva di riconoscere il nemico dall'odore del suo terrore.
Paul non sbagliava mai.
- Rich, ti chiami così vero?-
Chiedo, ma non credo che lui possa sentirmi.
È troppo impegnato a piangere.
- Bene. Sei sotto il letto, ti vedo. Posso vedere tutto. Ogni cosa.-
Rido a queste parole.
È così buffo.
I suoi pensieri esplodono nella mia testa, confusi e spaventati.
Il terrore sta bruciando nel suo sangue, e io sento le sue inutili preghiere.
- Hai ancora voglia di farmi stuprare? E Rich? Ti piace far stuprare le donne dai tuoi uomini? Ti piace portarle ai tuoi padroni ebrei come trofei?
Ma io vi conosco. Vi conosco tutti. Il mio Paul aveva ragione. Siete delle fecce.
E adesso vengo a prenderti.
Così se vuoi possiamo giocare un po'...-
Cammino per il corridoio, a piccoli passi, verso la camera da letto.
- ...sai, se vuoi puoi scoparmi e poi uccidermi. In fondo, sono solo una bestia per te. Mi sbaglio?
Certo che no. Io non sbaglio mai.
Sono Wilma Dietrich, non la tua puttana da vendere al mercato.-
Arrivo ai piedi del letto.
È qui che io e Paul abbiamo creato il nostro bambino.
Dopo aver fatto l'amore, abbiamo scelto il suo nome.
Paimon.
Il nome più bello che le mie labbra abbiamo mai pronunciato.
Sento i respiri affannati del soldato.
Il suo pianto sommesso e le sue preghiere silenziose.
- Sai cos'è che non capisco, Richard? Come avreste potuto vivere la vostra vita dopo avermi stuprata e freddata con una pallottola in testa? Come avreste potuto guardarvi allo specchio dopo aver gettato me ed il mio bambino in una fossa comune?
Ma ora capisco tutto.
Voi non siete come me.
Voi non avete compassione.
Voi non siete degli uomini.
Siete gusci di carne vuoti, burattini di un dio traditore e vile.
E quel dio che tanto ami ora è finito. Lui non è qui.
Ci siamo solo noi.
Io, e Paul.
Paul è in me.
Lui mi ha salvata dalle fiamme in cui mi avreste gettata.
Buffo vero?
Eravate dei lupi, e adesso siete degli agnelli.
Piccoli e sperduti agnelli...-
Mi fiondo verso il pavimento, lo sguardo fisso sotto il letto, e lo vedo.
Pallido, occhi lucidi, labbra rosse e sottili.
Nella sua mano stringe una croce, nell'altra
una piccola bibbia rilegata in cuoio.
- ...Sai, Richard, tu saresti l'agnello, in questo caso. Se non sbaglio voi fecce vi divertite ad osannare questo animale durante i vostri incontri.
Dovresti essere contento.
Perché morirai proprio come un agnello.-
Il letto si solleva dal pavimento, come se la gravità si fosse invertita, e si schianta con violenza sul soffitto, dove resta appeso come se fosse sorretto da dei fili invisibili.
- Io sono con il signore e non ti temo...Lui mi protegge.-
Dopo queste sue parole, mentre è ancora attaccato al pavimento, il suo polso si spezza così violentemente che il "crack" rimane sospeso nell'aria per un lungo istante.
Una forza invisibile gli ha frantumato una mano.
L'arto già gonfio ruota fino a raggiungere un angolazione innaturale, e l'uomo batte con una mano sul pavimento supplicandomi di smettere.
Quando cerca di alzarsi, qualcosa che i suoi occhi non potranno mai vedere lo sbatte di nuovo a terra.
Le sue urla sono disperate, quasi disumane.
Il crocifisso cade dalla sua mano disarticolata, sul pavimento.
Io lo calpesto con il piede, poi afferro il soldato dall'ascelle e lo tiro su.
Mi godo un' altro po' le sue urla, poi decido di agire.
Probabilmente la polizia è stata già avvertita, o forse sì è insospettita quando i suoi burattini hanno smesso di fare rapporto.
Ed ecco che la radio crepita, liberando la voce di un uomo, stanca e provata da quello che potrebbe essere il suo ennesimo giorno senza sonno.
- Richard, mi senti? Perché non siete ancora tornati? Devo mandare rinforzi?-
Non ho paura.
So cosa fare.
Mi è bastato sentire la sua voce, la voce dell'uomo che ha detto all' ormai defunto Cazzetto di stuprarmi.
Il soldato cerca di afferrare la radio attaccata al suo giubbotto, ma prima che possa muovere un dito, va a schiantarsi contro il muro, urlando per la sorpresa.
Ora è di nuovo a terra, e mentre prova a tirarsi in piedi mi guarda corrugando la fronte.
La voce del supervisore continua a parlare.
- Sei fottuta, crucca del cazzo. Puoi uccidermi, ma loro ti troveranno.-
Sorrido.
- Io non credo.-
Apro la comunicazione, e quando parlo, il soldato, ora in piedi e con le lacrime agli occhi, si lascia sfuggire un gemito dalla bocca.
La mia voce non è più quella di una donna.
Dalle mie labbra ora esce la voce del soldato, come una magia.
- Capo, abbiamo preso la donna. Il soggetto è stato giustiziato con una pallottola in testa. Stiamo rientrando. Questione di dieci minuti.-
Aspetto la risposta.
L'uomo non la smette di scuotere la testa, incredulo.
- Bene, Squadra 11. Ci vediamo per il rapporto, qui al terzo piano. Ma prima liberatevi del corpo.
L'obitorio è pieno.-
- Sarà fatto. A dopo, signore.-
Lascio cadere la radio a terra, e guardo il soldato con occhi pieni di gioia.
Paul ride nella mia testa.
- Tu sei un mostro...una schifosa e abominevole bestia. Dio ti getterà nel fuoco.-
Odio quando i rettili fanno i presuntuosi.
Quando parlo, ecco che la voce di sua madre arriva alle sue orecchie tese.
- Richard Rockefeller, mi hai deluso. Per colpa tua ora sono la puttana di Gesù.
Dopo che questa "sporca nazista" ti ucciderà, verrai con me a succhiare cazzi.
Ti piace l'idea, figlio mio?-
Rich sta piangendo.
Lo capisco in fondo.
Si sente così impotente, così solo.
Il suo dio non può sentirlo.
- Tu non sei mia madre, puttana!-
- Riki vieni da mamma. Ora te le suono sul tuo culetto moscio e schifoso!-
Inizio ad avvicinarmi, lui invece inizia a tirare pugni con la mano buona per tenermi lontana.
Lui è il mio agnello.
Decido di rigirare la lama nella piaga.
- Ricky, quando questa donna ti ucciderà, quando sarai bello che morto, per te non ci sarà niente...tu smetterai di essere, per sempre, sarai niente, figlio mio.
Dai alla mamma un ultimo bacio.-
Richard cade in ginocchio, tra le lacrime e i singhiozzi riesco a vedere le crepe della sua inutile corazza.
- Ti chiedo scusa, non volevo che il mio uomo ti facesse del male. Ti prego, lasciami andare. Non dirò niente...-
Metto un indice sulle sue labbra.
Lui si zittisce.
Sta tremendo, affonda sempre di più nella vischiosa melma di un indicibile terrore.
Porto le mani sulle sue guance rosse.
Fingo di volerlo calmare.
Fingo di essere tornata la vecchia Wilma, quella che prima di conoscere Paul, era fraglie e che porgeva sempre l'altra guancia ai figli del nemico.
- Vedi, non posso lasciare che tu viva. Tu morirai di una morte atroce. Questo è il nostro volere.-
Lui sgrana gli occhi, e cerca di liberarsi il volto dalle mie mani.
Ma la mia presa rimane salda, le mie mani non si spostano di un millimetro.
- Aspetta, chi altro c'è con te? Ti prego, fermati.-
Piego la testa.
La sua stupidità è buffa.
- Mio marito. L'uomo che i tuoi capi hanno decapitato nella piazza. Quattro mesi fa, sotto il sole di mezzogiorno, davanti a una piazza di schifosi burattini.
So che lo conosci.
E lui è arrabbiato.
E anche io lo sono....-
- Io non l'ho ucciso...te lo giuro...io non sono un ebreo...io...io ho uno zio puro, si chiama Peter.-
Annuisco.
Sono sorpresa.
L'ebreo che ho davanti mentirà sino alla fine.
È tempo di finire quello che abbiamo iniziato.
- Beh, un nome davvero comune, anche carino...ma adesso devi morire.-
Rich inizia a piangere e a urlare come un bambino, mentre noi fissiamo lo sguardo nel suo e le nostre menti fanno il resto.
Sangue.
Del sangue scuro e grumoso inizia a colare dai suoi occhi, dal grosso naso e dalla bocca da rana.
Lui grugnisce e inizia a soffocare nel suo stesso sangue.
Sta letteralmente bollendo.
La sua pelle brucia, ma io non provo dolore nel contatto con essa.
E poi il fumo.
Un rantolo lungo e disperato e il fumo nero delle sue viscere e del suo sangue che bruciano, si libera dalla sua bocca.
Ora trema.
Ha le convulsioni.
I suoi occhi si rovesciano, mentre il suo corpo emette gli ultimi spasmi di vita.
Le mani strette attorno ai miei polsi cadono sui fianchi.
È morto.
Lascio la presa e il corpo crolla sul pavimento, mentre la sua carne inizia a bruciare e delle fiamme rosse e gialle nascono sulla sua pelle che diventa istante dopo istante sempre più annerita.
Sorrido.
I lupi sono morti da agnelli.
Sono stata io.
Erano venuti qui con l'intenzione di uccidermi, dopo avermi violentata.
Ma il coltello si è capovolto, e il manico ora è nelle mie mani.
Beh, lo è sempre stato.
- Devi andare. Non ci metteranno molto a mandare altre fecce.-
Paul parla nella mia testa.
La sua voce mi è mancata.
Sembra tranquillo, per nulla scosso da tutto quel sangue.
Prima che lo uccidessero, prima di lasciarmi da sola nel letto per la manifestazione, lui mi aveva detto "Ti amo, Wil."
E quel "Ti amo, Wil." è stata l'ultima volta che ho sentito la sua voce.
La sua calda, soave, dolce voce.
Non ho neanche avuto un corpo su cui piangere.
La sua salma è stata gettata in una fossa.
E a me è rimasto solo il ricordo, la sua ombra impressa sulla carta del mio sventurato cammino.
- Ti amo, Paul.-
- Lo so, Wil. Ti amo anche io, mia principessa. Ma ora corri. Rose ti aspetta nel parcheggio. Lei sa. Corri.-
Rimango un attimo immobile, ad accarezzarmi il ventre, gli occhi persi nel vuoto.
- Voglio solo lasciare un messaggio a quelle fecce. Voglio che non dimentichino.-
Senza alcuno sforzo, sistemo i corpi decapitati dei soldati in modo che siano in ginocchio davanti al mio ritratto, quello nella sala di casa
Con un po'di fretta, metto le loro mani a mo' di preghiera, le dita intrecciate fra di loro come radici secche di un albero.
Quando ho finito, corro verso la porta.
Non prenderò nulla.
Non ho tempo.
Quando arrivo alla porta, Paul mi confessa un'ultima volta il suo amore, e lascia il mio corpo.
Mi ha promesso che, un giorno, quando completerò il disegno degli Dei, io, lui e il nostro bambino saremo di nuovo uniti.
Per l'eternità.
Quando esco dall'appartamento e mi ritrovo nel vasto parcheggio, l'aria fresca sostituisce il puzzo di morte che ho addosso.
Ho bisogno di una doccia, ma per il momento non sarò trafitta da sguardi indiscreti.
Poco avanti, parcheggiata davanti a una massiccia colonna, vedo la macchina di Rose.
Rose, seduta dentro la macchina, mi vede e spalanca gli occhi.
La sua bambina sembra incuriosita dal mio completo bianca insozzato dal sangue scuro e vischioso dei soldati.
Non mi ero accorta di essere totalmente imbrattata di sangue.
Quando ci fermeremo, dovrò trovare un cambio di vestiti e farmi una lunga doccia per togliere lo schifo che ho tra i capelli.
- Li hai presi tutti?-
Chiede la mia sorella.
Sorrido alla bambina sul seggiolino dietro il mio sedile e poi mi volto verso sua madre.
- Uno era come noi. L'ho lasciato andare. Per il resto, mi sono data da fare.-
Rose si concentra sulla guida, e prima di uscire dal parcheggio, parla.
- Paimon è venuto da me. Mi ha detto di correre qui e di portare le valige.
La congrega ci aspetta in Virginia.
Siamo dovuti partire tutti...le cose si stavano mettendo male.
Sarà un lungo viaggio, ma credo che per domani mattina arriveremo nella tenuta.
Che gli Dei siano benedetti.
Sempre.-
Annuisco.
Paul mi diceva sempre che il giorno di lasciare il paese sarebbe arrivato.
- Wil hai preso i cattivi?-
Chiede la piccola.
Sua madre la riprende, ma io sorrido e mi volto verso di lei.
- Si. O avrebbero fatto del male a me al mio bambino.-
Rose scuote la testa, ridendo per la vocina della propria figlia e la sua innocenza.
È solo una bambina, ma un giornò diventerà una grande donna.
Come sua madre.
- Wil, tu credi di essere pronta? Intendo per la Grande Opera.
Anche se Paul è morto prima che potesse elevarsi, non devi avere paura che questo accada a te.
Gli Dei e noi, la tua famiglia, proteggeremo te ed il tuo bambino.
Non avrai limiti, Wil. Ne sono sicura. E Rose non sbaglia mai.-
Guardo oltre il finestrino.
La città scorre veloce in una nuvola indistinta e grigia, e presto delle gocce di pioggia bagnano il vetro.
Non mi mancherà, questo posto.
In Virginia, almeno, il governo ebraico non ha ancora molto potere.
Eppure sento che sta per accadere qualcosa di grosso.
Ma spero che le acque rimarranno calme fino alla nascita di Paimonia.
- Si, Rose. Sono pronta. Sono nata per questo. Siamo tutti nati per questo, noi figli e figlie dell' Ineffabile ed Eterno Dio.
Ho visto cosa sono in grado di fare, grazie a lui, il mio Paul, che mi ha dato l'accesso alle porte invisibili della mia mente.
Dopo quello che ho visto, quello che ho fatto e sentito, sento di essere stata benedetta.
E il giorno è vicino.
Lo so, lo so e basta. -